Ripensare la moda, come qualcosa di familiare, intimo, transgenerazionale. Un tuffo nelle stanze della nonna, nel fatto a mano, con la cura e la dedizione che solo chi ama può imprimere. Un tocco avvolgente: raccontare la storia, come passaggio di consegne per il prosieguo dell’identità, del DNA .

Desta sicurezza il concept di Alberta Ferretti: la donna torna al centro dell’attenzione, il capo diventa fonte di valorizzazione su misura per lei, con uncinetto e macramè, veri cardini dei dogmi della casa. Una nuova direzione nel nome della tradizione e della cura.

Altuzarra è tornato, con quel tocco eclettico che contraddistingue il brand e un’aria familiare che, nella New York post-pandemica, ha estratto il meglio che si potesse contemplare: maglie shibori, pannelli crochet e una sartoria vigorosa, solida, che alterna pezzi basic a dettagli, corpetti, colli e knitwear.

La body positivity permea le creazioni di Alessandro Dell’Acqua, che mostra nei nuovi pezzi di N°21 un’alternanza sensuale di pelle nuda e tessuti rigorosi. Una rassegna nel nome dell’ottimismo e del corpo come filo conduttore della creatività.

Ermanno Scervino è un santone della sartoria italiana e, come tale, le nuove uscite rispecchiano la tradizione con una deviazione necessaria sul percorso: creazioni artigianali supportate da capi sportivi, ridotta la formalità a favore di silhouette dinamiche e sofisticate.

Jil Sander unisce il rigore teutonico alla fattura tipica della maglieria di classe: un connubio che si riversa in capi dalle alternanze geometriche e le forme sinuose, a cavallo tra l’emozione del taglio e la passione per il materiale.