MONOGRAPH
VERSACE
COLLEZIONI DONNA – 2001>2010
Tutte le uscite delle sfilate Versace 2001>2010
READY-TO-WEAR WOMEN COLLECTIONS
Se Gianni Versace è stato, come afferma Oliviero Toscani, «lo champagne della moda italiana», tutto una bollicina di creatività negli anni esplosivi del prêt-à-porter milanese, sua sorella Donatella potrebbe essere definita il mojito degli anni 2000: sapori vitaminici, afrodisiaci, con una grinta alcolica da far girare la testa.
I primi dieci anni del nuovo Millennio vedono infatti l’affermazione della più giovane di casa Versace alla guida creativa del marchio, portatrice suo malgrado, dopo l’assassinio del fratello, di una eredità tanto feconda quando pesante da sostenere. Musa dichiarata dello stile Versace fin dagli esordi, Donatella prende le redini della Medusa sottolineando ogni anno di più i tratti iconici del suo modello femminile: biondo, sexy, scolpito in silhouette sinuose e sgargianti di colori shocking.
Il suo lessico stilistico insiste sulla tavolozza accesa, sulle stampe jungle, sulle pelli fascianti, sul tailleur “di potere” e sui tacchi fatali (per gli uomini e per le modelle che li indossano in passerella).
Con Donatella inoltre si consolidano i rapporti della maison con il mondo hollywoodiano e musicale: da Elton John a Jennifer Lopez, da Gwyneth Paltrow a Halle Berry, le star del palcoscenico internazionale passano dall’atelier Versace per decidere cosa indossare sul red carpet, e spesso dopo l’evento terminano la serata ai glamour party di Donatella.
Non a caso le Versace women del 2000 sfilano sulle note di Vicious di Lou Reed e indossano trench “cattivi” su miniabiti pericolosi, un po’ alla Sharon Stone di Basic Instinct. L’impatto del personaggio Donatella è forte e tutto il mondo le punta gli occhi addosso, tanto che una classifica del marzo 2001 pubblicata sul Wall Street Journal la posiziona al quarto posto tra le donne più influenti d’Europa. Sicura del suo verbo, non si lascia intimidire dall’attentato alle Torri Gemelle e dal clima morigerato che si diffonde subito dopo su tutti i mercati e gli umori mondiali: la direttrice creativa della Medusa si mantiene salda al timone e le sue collezioni si fanno sempre più fetish, con tanto di lacci e stringhe da intrecciare su scollature senza mezzi termini.
Nell’ottobre 2002 torna sotto i riflettori il talento di Gianni Versace grazie alla grande retrospettiva che gli dedica il Victoria & Albert Museum di Londra. «Questa mostra – commenta la sorella – fa rivivere tutto il sogno di Gianni, è insieme dolore e bellezza». Dopo aver rivisto gli abiti del fratello, luccicanti di oro e paillette, magari applicate sulle geometrie di una greca, è quasi inevitabile che una cascata di cristalli e catene dorate si riversi sulle collezioni di Donatella, su abiti da sera impalpabili e giubbini di nappa traforata asciutti come una seconda pelle. Ma poco meno di un anno più tardi emerge che i conti non quadrano perché le spese superano gli incassi. A raddrizzare la situazione arriva Giancarlo Di Risio, un manager con esperienze presso Fendi e IT Holding che subito mette mano ad un piano industriale di riduzione dei costi e di vendita di alcune proprietà immobiliari. Forse inconsapevole di questa nuova austerità, la donna Versace resta una bambola rosa che gioca con lo stile punk e non rinuncia allo stiletto in alluminio: è ormai un’icona, un punto di riferimento del glamour che deve sostenere, stagione dopo stagione, lo sguardo e le aspettative del fashion world e dello showbiz.
Un’attenzione ossessiva che si riversa su Donatella e peggiora la sua dipendenza dalla cocaina, tanto che nell’estate del 2004 la stilista viene convinta da alcuni cari amici come Elton John a sottoporsi ad una radicale disintossicazione in una clinica in Arizona. Al ritorno appare diversa, più ironica e serena. Dietro le quinte della sfilata ringrazia chi le è stato vicino durante il ricovero e dedica lo show a Richard Avedon, morto da poco. Due eventi segnano poi i primi mesi del 2005: da un lato l’asta della collezione d’arte di Gianni, oltre che degli arredi della casa di Milano in via Gesù, dall’altro la nuova campagna pubblicitaria firmata da Mario Testino. Oltre 150 oggetti tra mobili, quadri e argenterie tornano a testimoniare l’estro dello stilista scomparso, la sua ricerca del lusso e la sua entusiastica adesione a tutte le manifestazioni della bellezza e della creatività artistica. Demi Moore è invece testimonial della moda Versace A/I 2005.06, disegnata per una donna che sa di possedere la capacità di sedurre e vestita di abiti assertivi come statement.
In settembre, mentre Milano si indigna per il traffico in tilt causato dalla concentrazione delle sfilate nei giorni centrali, la Casa Casuarina di Miami, dove Gianni Versace viene ucciso nel 1997, apre al pubblico dotato di una buona carta di credito, essendo stata trasformata in un hotel di lusso. Esce così dall’immaginario collettivo un altro monumento del mito della Medusa. Ma nel febbraio successivo Donatella riapre il palazzo-boutique sulla Quinta Strada, coccolata dai suoi amici vip (J-Lo, Halle Berry, Cindy Crawford, Rupert Everett, per nominarne solo alcuni). Poi cena con pochi intimi in un appartamento del One Beacon Court Building con vista su Midtown e manda, anche lì, il traffico in tilt. È quindi la volta, nel settembre 2006, del Versace Teatro in piazza Vetra, rinato dalle ceneri del cinema Alcione dopo una ristrutturazione costata 4 milioni di euro. Sarà la cornice delle sfilate di moda della maison, ma anche il contenitore ideale di iniziative culturali, mostre e altri eventi.
Il 2007, inevitabilmente, si apre con settecento ospiti alla City Hall di Los Angeles per la festa in memoria di Gianni a dieci anni dalla morte. E si celebra la giovane Allegra, la figlia di Donatella a cui il famoso zio ha lasciato il 50% dell’azienda, che ha salvato le sorti della Medusa imponendo un passo indietro ai familiari e una gestione manageriale. Se poi in settembre Donatella dedica la sfilata alle donne ricche e di potere, fasciate nei tailleur pantalone attillati come quelli che porta lei stessa, nel febbraio 2008 arrivano i primi segnali di frenata dagli Stati Uniti (patria delle power women) e dal Giappone: i Versace devono dire addio a Villa Fontanelle sul Lago di Como. In settembre il crollo di Lehman Brothers scatena una crisi internazionale che ha forti ripercussioni sulla moda, ma il 2008 di Versace si chiude, per la prima volta dopo anni, con i bilanci in attivo. Il 2009 segna l’arrivo di Christopher Kane – talento emergente che si affianca a Donatella per disegnare la rinata collezione Versus (seconda linea della Medusa che in origine il fondatore aveva affidato alla sorella)- ma anche la crisi di Ittierre, licenziataria di Versace Jeans e Versace Sport. Donatella, contagiata forse dal clima recessivo, comincia a parlare di portabilità e accessibilità, proponendo collezioni più vestibili e sicuramente più vendibili. Infine, Dopo 28 anni di presenza, Versace decide temporaneamente di chiudere i negozi in Giappone a causa delle difficoltà economiche, e a fine anno il bilancio chiude nuovamente in negativo. Di Risio ha lasciato l’azienda e il nuovo amministratore delegato Gian Giacomo Ferraris rafforza il ruolo di Donatella come coordinatore dello stile: in sfilata torna il neo-barocco, con tacchi che si alzano fino ai 20 cm. Da queste altezze la Medusa guarda al nuovo decennio: se nel 2000 in una intervista concessa a Claudio Sabelli Fioretti Donatella Versace affermava sicura che «cutting edge e cool sono le due parole più importanti nella moda oggi», dieci anni e due crisi economiche dopo (il 2001 e il 2008) non sembra aver cambiato opinione.
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