Che cosa si fa in tempi di crisi (nera)? Si va sul sicuro. Lo chiedono i mercati ma lo vuole anche la gente, che non desidera abiti stravaganti e complicati ma la semplice, tutt’altro che banale, vestibilità, che oramai è diventata il vero lusso, perché rara. La verità è che ci siamo tutti disabituati alla portabilità, alle cose lineari e, perché no, oneste; l’onestà di un soprabito ben tagliato, di una maglia fatta a mano, di un pantalone che cade nel modo giusto, insomma di una moda essenziale e ben fatta, adatta alla quotidianità e che permette di donare a un capo più utilizzi, più ragioni per essere indossato e per restare un po’ più a lungo nel guardaroba. È chiaro che il vero bene di lusso non è l’abito o l’accessorio che acquistiamo ma ciò che ci sta dietro, che rappresenta quello che cerchiamo, di cui abbiamo bisogno: semplificazione, chiarezza, comfort, spazio, naturalezza.

È un po’ tutto questo Wearable, una concezione del vestire funzionale e pratica, in cui possiamo riconoscerci con la nostra normalità, il nostro carattere, il nostro essere. Senza fronzoli. Uno stile in cui nell’elemento basico si inserisce con spontaneità quello sportivo e/o utilitario, con, in alcuni casi, l’aggiunta del sartoriale che dà una certa sicurezza. Forse meno sicuro ma più poetico e fantasioso chi sceglie la via della fuga, del viaggio; Voyages è per le anime irrequiete, per i sognatori, per coloro che immaginano salti temporali e generazionali, saghe epiche e la hall di vecchi alberghi decadenti. Qui le trame tessili si intrecciano a quelle storiche, a mosaici e cammei, a ori e argenti, su mise da sogno o, semplicemente, da poter chiudere comodamente in valigia. E poi sbocciano fiori e in particolare rose e roselline. Si schiudono veri o finti, ricamati o stampati, a volte diventando un tutt’uno con l’abito. Flowered ha infinite declinazioni, sia in bianco e nero grafico sia a colori, tenui o accesi. E non può che essere così, perché anche se è vero che ci sono fiori che sbocciano d’inverno, la loro prerogativa resta la bella stagione, quella che fa venire davvero voglia di indossarli.

WEARABLE

Cosa rende portabile un capo? Sicuramente la sua comodità, poi il fatto che si adatti alla vita quotidiana, che sia pratico, funzionale e anche passe-partout, in modo da combinarsi e abbinarsi agli altri pezzi del guardaroba. In questo senso possono giocare diversi elementi, dallo sportswear all’utility, mixati a tutto ciò che si considera ‘daywear’.

Dries Van Noten mixa casual, sport e utilitarian, giocando con motivi e materiali, come righe da rugby o camiceria, denim, chino, il tutto in quel suo sapiente connubio di maschile/femminile che vede duettare blazer over o giacche boxy con gonne-pareo e shorts o culotte, coat extralong e camicie maschili, top e pantaloni sportivi.

Come si veste la donna Hermès per un picnic? Comoda ma sempre deluxe, ça va sans dire. Nei toni intensi del rosso, che poi passano a una palette basica e soft, ecco crop top e brassière portati con pantaloni morbidi a vita alta, shorts o gonne dal ginocchio in giù e sandali infradito. Per la brezza della sera, cappotti e trench fluidi, in certi casi leggermente ampi e con maniche tagliate a mo’ di mantella.

Focus sul daywear anche da Loewe, con pezzi che vanno dal classico al casual anche nei colori, se non per qualche guizzo elettrico. Polo o blazer, abbinati a camicie maschili e bermuda comodi, rendono i look molto ‘boyish’, come anche i pantaloni a vita extra-alta, con orlo pestato dalle scarpe, portati con maglieria corposa o, di nuovo, giacche e camicie maschili.

La moda ‘pantless’ di Miu Miu continua a influenzare molte passerelle e si ritrova anche in questa nuova collezione, che ha però un’impronta marcatamente utilitarian, ispirata, com’è, alle uniformi e, in generale, a una varietà di archetipi che vanno dalla studentessa alla guardia di sicurezza. Quindi blazer, polo a manica corta o lunga, camicie e top a foulard con bermuda, gonne pencil portate a vita bassa o micro-gonne, tutto con coulisse a vista, oppure, come si diceva, l’essenziale: slip da mare maschili con il laccetto che diventa elemento décor.

VOYAGES

La tematica legata ai viaggi è infinita, forse per questo è un pozzo cui la moda attinge sempre, anche quando mancano le idee. Crisi creativa o meno a parte, ecco i designer muoversi sicuri nei territori a loro più consoni.

Sulla passerella di Maison Margiela va in scena un passaggio generazionale rappresentato dalla destrutturazione degli abiti e dalla coesistenza tra maschile e femminile. Un viaggio nel tempo e nello spazio che inizia con coat, completi maschili e camicia bianca over e prosegue con un progressivo smembramento e rovesciamento dei capi, bustier che si ’sbucciano’, gonne portate al rovescio, abiti plastificati come fossero ‘sotto vuoto’.

Viaggia nel tempo anche la donna di Rabanne ma senza capire esattamente se si tratti di passato o futuro, di Medioevo o fantascienza. Ad ogni modo, è abbagliante nei suoi abitini di maglia metallica, nei top e nelle gonne asimmetriche tutti una frangia bling bling, nei copricapi e nei calzari oro o argento, un po’ vestale, un po’ guerriera, comunque fiera e potente come la vuole il direttore creativo Julien Dossena.

Giambattista Valli ricrea, in chiave contemporanea, il Gran Tour – il lungo viaggio d’istruzione intrapreso dai giovani aristocratici europei a partire dal ‘700. Sui vari tipi di abiti – bustier, a tunica, a sottoveste – riproduce stampe ispirate ai mosaici e ai cammei romani mentre, su altri, ricami che richiamano il folklore e l’artigianato tradizionale. Anche i completi crop top e gonna hanno la stessa impronta decorativa.

Quale posto più azzeccato per rappresentare l’idea del viaggio, se non l’albergo? L’edificio degli Champs-Élysées, futura sede di Louis Vuitton e location della sfilata, era originariamente l’Élysée Palace, un hotel costruito per l’Esposizione di Parigi del 1900. Forte la tentazione, per Nicolas Ghesquière, di immaginare una collezione da mettere in valigia, fatta di materiali leggeri come mussola e crépon, di capi fluidi e morbidi come bluse, gonne e camicie over, portate con cintura incrociata.

FLOWERED

La presenza dei fiori aggrazia qualsiasi mise, poi è vero che nella moda vanno a stagioni ma di base restano un leitmotiv.

Fiori e silhouette body-conscious sono di casa anche chez Balmain, a cominciare dai bottoni, fino ad arrivare alle borse, che sembrano veri e propri bouquet. E poi fiori stampati, in bianco o nero o a colori, su gonne e giacche strutturate, applicazioni floreali, in micro e macro,  sugli abiti, sugli scolli, sui bordi. Fiori anche sulle scarpe, come se spuntassero realmente su piedi e polpacci piuttosto che su vasi o tralicci.

Da Chloé il riferimento floreale non si trova nella tradizionale stampa ma nella struttura e nelle silhouette. “Ossigenatori cruciali” come li definisce Gabriela Hearst, alla sua ultima collezione per il marchio, sono rievocati dalle maniche a palloncino, dai tagli circolari ma anche da fili di paillette e frange di lana a mo’ di radici, da perline a mo’ di stami, dalle pieghe del tessuto che vanno a formare una rosa.

Dagli archivi della maison Givenchy, Matthew Williams riprende il fiore, un elemento caro al fondatore, che propone nei ricami, nelle stampe e nei motivi dipinti a mano su abiti sottoveste e pencil skirt impalpabili. Il tema floreale è ripreso anche nei gioielli in metallo scolpito che, discreti, accompagnano una femminilità mai urlata.

Dai babydoll agli abiti bohémien, dai top ricamati in 3D ai completi maschili e alle tunichette paillettate all over, i motivi floreali sulla passerella di Paul & Joe sono una costante, forse perché la collezione vuole essere un inno alla natura, alla vita all’aria aperta, ad un’estate bucolica e la tavolozza di colori pastello aumenta la sensazione di vivere dentro un quadro impressionista à la Monet.