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Editoriale

“Dopo due anni passati a Balenciaga, ho voluto prendere tutti i codici della Maison e filtrarli in modo che potessero diventare una sola estetica e una sola etica.” Le parole di Demna Gvasalia sono chiare e, su di una passerella per la prima volta co-ed, il designer non si limita a rivisitare il repertorio di Balenciaga ma va oltre, applicando ai capi un processo high-tech al computer per modellare ulteriormente la sartoria, mentre i tessuti tradizionali come tweed, lana, velluto vengono uniti ad una leggera schiuma. Il risultato, dopo i sinuosi mini-abiti drappeggiati dell’apertura, sono coat e blazer couture scultorei, dalle linee affilate come rasoi, spalle strutturate e punto vita enfatizzato, portati su pantaloni dritti o con i famosi stivali-calza già proposti nelle passate collezioni. E siccome lo sfondo della passerella è una finta montagna di neve, arriva l’abbigliamento iper-stratificato contro il freddo, diversi capospalla di varie tipologie tra cui pellicce finte e giacche a vento sovrapposti uno all’altro, sotto cui spuntano felpe del World Food Programme che saranno vendute a scopo benefico contro la povertà alimentare. Etica per estetica, appunto.